Miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con sindrome mielodisplastica sottoposti a terapia chelante
Le sindromi mielodisplastiche sono un gruppo di malattie del midollo osseo, caratterizzate dall’incapacità delle cellule progenitrici di maturare normalmente, con conseguente citopenia.
Molti pazienti con sindromi mielodisplastiche vanno incontro ad anemia.
Le ripetute trasfusioni di sangue possono causare un sovraccarico di ferro che può risultare dannoso.
I pazienti con sindromi mielodisplastiche e sovraccarico di ferro possono essere sottoposti a terapia di chelazione del ferro che aiuta a prevenire il danno cellulare associato al ferro, sebbene finora non ci siano studi che abbiano correlato la terapia di chelazione del ferro al miglioramento dell’outcome clinico.
Ricercatori dell’University of British Columbia a Vancouver in Canada, hanno eseguito uno studio retrospettivo su 178 pazienti con sindromi mielodisplastiche, con l’obiettivo di determinare l’effetto della chelazione del ferro su questi pazienti, che presentavano anche sovraccarico di ferro.
I Ricercatori, utilizzando il sistema IPSS ( International Prognostic Scoring System ), hanno predetto il decorso delle sindromi mielodisplastiche in 133 pazienti ed hanno classificato il rischio di malattia come basso ( 44 pazienti ), intermedio 1 ( 55 pazienti ), intermedio 2 ( 17 pazienti ) o alto ( 17 pazienti ).
Un totale di 18 pazienti con rischio basso o intermedio 1 alla scala IPSS sono risultati eleggibili per la terapia di chelazione del ferro, per gli elevati livelli di ferritina ( 13 pazienti ), per l’evidenza clinica e biochimica del sovraccarico di ferro ( 3 pazienti ) o per il numero di trasfusioni ricevute ( 2 pazienti ).
Questi pazienti sono stati trattati con un agente chelante, la Desferroxamina ( Desferal ) ( 0.5-3 grammi ) attraverso infusione sottocutanea per 12 ore, 5 giorni a settimana ( durata mediana: 15 mesi ).
I Ricercatori hanno notato che i pazienti sottoposti a terapia di chelazione del ferro, generalmente, presentavano livelli iniziali di ferritina più alti ( mediana: 4,215 microg/l ) e significativamente più bassi livelli di ferritina nei pazienti non sottoposti a terapia di chelazione ( mediana: 1,647 e 3,188 microg/l, rispettivamente ).
Cause documentate di morte ( n = 71 ) nei pazienti non sottoposti a chelazione del ferro sono risultate essere: leucemia mieloide acuta ( 32 pazienti ), eventi correlati alle sindromi mielodisplastiche ( n = 21 ), infezione/sepsi ( n = 18 ), eventi non correlati alle sindromi mielodisplastiche ( n = 10 ).
Solo 3 morti ( per leucemia mieloide acuta, complicanze delle sindromi mielodisplastiche e sovraccarico di ferro ) sono state documentate tra i pazienti sottoposti a terapia di chelazione del ferro.
La sopravvivenza generale mediana è stata di 36 mesi.
E’ emerso che la sopravvivenza generale mediana era superiore a 160 mesi nei pazienti a rischio basso o intermedio 1 sottoposti a terapia chelante, rispetto a 40.1 mesi per i pazienti non sottoposti a chelazione del ferro.
La percentuale di sopravvivenza a 4 anni per i pazienti trattati con Desferroxamina è stata dell’80%, contro il 44% dei pazienti che non hanno ricevuto il farmaco.
Sebbene lo studio non sia stato in grado di dimostrare una riduzione della disfunzione d’organo nei pazienti riceventi la terapia di chelazione del ferro per le sindromi mielodisplastiche è stato, tuttavia, osservato un significativo miglioramento della sopravvivenza generale. ( Xagena2006 )
Fonte: American Society of Hematology ( ASH ) – 48th Annual Meeting, 2006
Emo2006 Farma2006
Indietro
Altri articoli
I marcatori di malattia residua misurabili specifici per il paziente predicono l’esito nei pazienti con sindrome mielodisplastica e malattie correlate dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche
La recidiva clinica rappresenta la principale minaccia per i pazienti con sindrome mielodisplastica ( MDS ) sottoposti a trapianto di...
Olutasidenib da solo o con Azacitidina nella leucemia mieloide acuta con mutazione IDH1 e nella sindrome mielodisplastica
Olutasidenib ( FT-2102; Rezlidhia ) è un inibitore potente, selettivo, orale, in piccole molecole, dell'isocitrato deidrogenasi 1 mutante ( IDH1...
CPX-351 nella sindrome mielodisplastica ad alto rischio e nella leucemia mielomonocitica cronica
CPX-351, una forma incapsulata di Citarabina e Daunorubicina, ha mostrato una maggiore efficacia rispetto alla classica somministrazione del trattamento 3+7...
Il trapianto allogenico di cellule ematopoietiche migliora l’esito della sindrome mielodisplastica nei sottogruppi genetici ad alto rischio: analisi genetica del Blood and Marrow Transplant Clinical Trials Network 1102 Study
Il trapianto allogenico di cellule ematopoietiche ( HCT ) nei pazienti con sindrome mielodisplastica ( MDS ) migliora la sopravvivenza...
Terapia mirata con l'inibitore mutante di IDH2 Enasidenib per la sindrome mielodisplastica con mutazione di IDH2 ad alto rischio
Il gene dell'enzima isocitrato deidrogenasi 2 ( IDH2 ) è mutato in circa il 5% dei pazienti con sindrome mielodisplastica...
Condizionamento con G-CSF Decitabina e Busulfan - Ciclofosfamide versus condizionamento con Busulfan - Ciclofosfamide sulla recidiva nei pazienti con sindrome mielodisplastica o leucemia mieloide acuta secondaria, sottoposti a trapianto HSCT
La recidiva rimane elevata nei pazienti con sindrome mielodisplastica - anemia refrattaria con eccesso di blasti ( RAEB ) o...
Atezolizumab da solo o in combinazione non ha dimostrato un profilo rischio-beneficio favorevole nella sindrome mielodisplastica
Sono stati presentati i risultati primari dello studio di fase 1b GO29754 che ha valutato la sicurezza e la tollerabilità...
Caratterizzazione molecolare della leucemia mieloide acuta e della sindrome mielodisplastica ad alto rischio con mutazione del gene TP53
La sostanziale eterogeneità all'interno della leucemia mieloide acuta ( AML ) e della sindrome mielodisplastica con eccesso di blasti (...
Atezolizumab da solo o in combinazione non ha dimostrato un profilo rischio-beneficio favorevole nella sindrome mielodisplastica
Sono stati presentati i risultati primari dello studio di fase 1b GO29754 che ha valutato la sicurezza e la tollerabilità...
Venetoclax più chemioterapia intensiva con Cladribina, Idarubicina e Citarabina in pazienti con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi o sindrome mielodisplastica ad alto rischio
L'aggiunta dell'inibitore BCL2 Venetoclax ( Venclyxto ) a una terapia a minore intensità ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza globale...